Festività in Abruzzo – Celebrazioni di Ognissanti
Halloween in Abruzzo, moda o tradizione?
Ormai è etichettata come un’americanata, ma siamo proprio sicuri che sia così? O siamo noi che abbiamo perso il legame con le nostre radici e le nostre tradizioni? Nella sua versione moderna, così sfacciata e forse un po’ eccessiva, la festa di Halloween in Abruzzo, e non solo, è guardata male dai tradizionalisti, che ci vedono solo un allineamento acritico a una tradizione importata da Oltreoceano. Eppure non c’è niente di più profondamente nostro della festa in cui, in virtù del passaggio dalla bella alla brutta stagione, si assottiglia il confine fra la dimensione dei vivi e quella dei morti. Nel mondo anglosassone “All Hallows’ Eve”, da cui deriva Halloween, è, letteralmente, “la vigilia di Ognissanti”, il momento in cui, nella tradizione celtica, il limite fra la fine e l’inizio si fondeva in una sorta di osmosi. Ed ecco che si compiva il passaggio dal mondo dei morti a quello dei vivi. Era il momento in cui i trapassati tornavano sulla terra.
Il culto di Ognissanti e la processione dei morti
In Abruzzo il culto di Ognissanti è sempre stato più vivo che mai. Nella notte fra il 31 ottobre e il 1° novembre si apre un varco fra i due mondi, trovando il culmine nella notte successiva, quando in ogni borgo si compie la processione dei morti: sfilano per prime le anime dei bambini nati morti, poi dei piccoli morti subito dopo il battesimo, poi vengono i ragazzi, le donne e gli uomini di mezza età e, infine, gli anziani. In alcune zone, per vedere la macabra sfilata, basta munirsi di un setaccio. Attenzione, però, perché non porta bene vedere la processione dei morti. In ballo, infatti, c’è il contagio stesso della morte. Nelle case si accendono i lumini e, nell’Alto Vastese, si prepara una bacinella d’acqua con vicino un asciugamano: i defunti torneranno nelle loro case e avranno bisogno di rinfrescarsi.
Le zucche di Serramonacesca e “L’aneme de le Morte”
Anche a Serramonacesca, in provincia di Pescara, le anime dei defunti vagano per le strade del paese nelle sere di Ognissanti e di tutti i morti. E, nella notte del 31 ottobre, i più piccoli bussano alle porte tenendo in mano una lanterna fatta con una zucca vuota, al cui interno c’è una candela. Le anime dei trapassati, infatti, in quelle zone sono da sempre rappresentate con delle zucche lavorate come se fossero delle teste. Da molto prima che la versione americana di Halloween infestasse le vetrine dei negozi e le strade delle città. E quando il padrone di casa chiede ai piccoli visitatori “Chi è?”, loro rispondono “L’aneme de le Morte”. A Cappadocia, invece, in provincia dell’Aquila, i bambini girano per le strade con lo “scampanaccio di San Martino”, aspettando la processione in maschera. Anche in Abruzzo, quindi, la festa oggi detta di Halloween è qualcosa di profondamente radicato nelle coscienze contadine e nelle anime dei borghi. Ha a che fare con la dimensione più intima e profonda dei rapporti umani, che vanno oltre il tempo e oltre i mondi.